Si tratta di resine vegetali “raccolte” dalle api, si trovano sulle gemme degli alberi. Le resine sono accuratamente selezionate dalle piante più ricche di sostanze balsamiche e gommose, e trattate attraverso un laborioso procedimento di arricchimento enzimatico.
Solitamente una famiglia di api produce solo 100/150 gr di propoli grezza all’anno.
Il termine propoli, secondo alcuni studiosi, è di origine greca (pro – a vantaggio, a difesa; polis – della città) indicando la funzione di sigillante delle fessure dell’arnia a protezione dai rigori del freddo e dai predatori. Secondo altri esperti il termine ha etimologia latina significando che ha funzione di pulire (da polire) e disinfettare. In realtà da tempi remoti si riconoscono le proprietà cicatrizzanti e antisettiche cutanee. Già 6000 anni fa veniva utilizzata di sacerdoti egizi per mummificare e curare molte malattie. Nel III sec. a.C., Aristotele la definisce “rimedio della pelle, di piaghe e suppurazioni”. Nel 131 d.C. viene citata nei trattati medici di Galeno e nell’ XI sec Avicenna la descrive come cicatrizzante e disinfettante per le ferite di frecce. Era conosciuta anche dalle civiltà sudamericane come gli Incas che la utilizzavano per la cura delle infezioni febbrili. Nel Medioevo diventa il rimedio principale per il trattamento delle infiammazioni del cavo orale.
Componenti essenziali della propoli sono: cera, oli essenziali, resine, balsami ma tra tutti spicca la Galangina, un flavonoide della famiglia delle antocianine, la pinocembrina ed altre sostanze che inibiscono la crescita di numerosi microrganismi. La potenza dell’azione batteriostatica e battericida è correlata all’alta concentrazione di Galangina, Pinocembrina, Acido Benzoico e Ferulico.
Molto buona, non sono stati ad oggi evidenziati effetti collaterali.
Tringale “Produzione di Propoli”
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